The Dip: perseverare ma dove serve
The Dip: perseverare ma dove serve
The Dip è un libro scritto dal famoso autore Seth Godin, compatto e veloce da leggere. Nelle sue 75 pagine racchiude un concetto molto importante: scegli accuratamente quello che fai e sii il migliore del mondo, se non sei sicuro di avere la stoffa per superare i momenti difficili ed essere il migliore allora lascia perdere. Questa frase provocatoria e se vogliamo “estrema” è un modo veloce per riassumere il pensiero principale che sta dietro al libro. Sono sicuro che, leggendo le motivazioni, i ragionamenti e le esperienze riportate, finirai per concordare con quello che lo scrittore vuole comunicare, dandoti così lo spunto per valutare con attenzione le attività che deciderai di intraprendere.
L’intento del libro The Dip è quello di farci ragionare su come spendiamo il tempo, una risorsa così importante e limitata che andrebbe gestita nel modo migliore. Ne consegue che sarebbe opportuno analizzare ciò che facciamo durante la giornata, distinguendo le attività che promettono maggiori prospettive di crescita e capacità di portarci valore, da quelle che invece sono una perdita di tempo, energie e risorse.
Selezionando attentamente ciò che scegliamo di fare, abbiamo la possibilità di dedicare più tempo e progredire più velocemente in quello che ci interessa veramente, ottenendo di conseguenza risultati migliori, rimanendo così più soddisfatti e felici. Il criterio per capire le potenzialità di ciò che facciamo è analizzare quello che potremmo aspettarci nel futuro, ponendoci queste domande: “Spendendo tempo ed impegno quali sono le prospettive, che risultati posso aspettarmi investendo le mie energie in un determinato campo?”. L’autore differenzia tre tipologie di attività che andremo ad analizzare in modo più dettagliato.
Queste tipologie di attività si differenziano in base ai risultati che ci si può aspettare cimentandosi in ognuna di esse. Seth Godin caratterizza le prima citate nel seguente modo: “The Dip” (la valle), “Cul de sac” (vicolo cieco) e “The cliff” (la scogliera) e racconta, motivando con esempi e ragionamenti, perché dovremmo smettere di fare tutto ciò che non rientra nella categoria “The Dip” (la valle). Ma torniamo brevemente al concetto di “migliore” che gioca un ruolo fondamentale nel libro e nelle attività classificabili “La valle”.
The Dip: sii il migliore al mondo
L’autore racconta e ribadisce più volte nel libro che chiunque tu sia e qualunque cosa tu faccia dovresti puntare ad essere il migliore del mondo.
Ma come mai questa ossessione con “il migliore”? In prima istanza perché la nostra società valorizza la scarsità. Un esempio è rappresentato dai beni di lusso, che sono molto costosi e ambiti non solo per il loro effettivo valore materiale, ma anche per il ridotto numero di esemplari in circolazione e per lo status che deriva dal possesso di un oggetto riservato a pochi. La scarsità è creata da un processo di selezione, alcune volte naturale, altre artificiale e ovviamente, solo chi supera il suddetto processo è in grado di far parte dei “pochi”.
É certamente importante riconoscere il fatto che ci sia una selezione, ma la cosa ancora più importante è capire cosa c’è al di là di questo ostacolo pensato per far passare poche persone, aziende o idee. Essere il migliore, o tra i migliori è veramente sottovalutato. Abbiamo spesso esempi sotto i nostri occhi e nella vita quotidiana, ma raramente ci ragioniamo e facciamo attenzione a quanto valore ci sia nell’essere il migliore.
Come accennato prima, la nostra società celebra e premia esponenzialmente il numero uno che ottiene svariate volte la ricompensa di chi occupa posizioni meno importanti. Potresti pensare che questa disparità di ricompense o opportunità sia un meccanismo strutturato artificialmente, ma le cose non stanno in questo modo. Facciamo un esempio semplice, utilizzando i gusti di gelato: secondo alcuni studi, il gusto di gelato che vende di più è vaniglia, seguito subito da cioccolato; quindi, qual è la differenza nelle percentuali di vendita tra la rockstar dei gelati e il secondo posto?
Si potrebbe immaginare che vaniglia venda circa il doppio rispetto a cioccolato, ma i numeri sono ben diversi. Il gusto più venduto ricopre un immenso 30% di tutte le vendite mondiali di gelato, mentre il gusto che si posiziona secondo arriva difficilmente a 7,5%. Questa è la prova che i benefici e i vantaggi che spettano al migliore sono esponenzialmente maggiori. La stessa cosa succede all’interno delle aziende dove la maggior parte del lavoro è svolto dal 20% dei dipendenti, che però è ricompensato con l’80% dei profitti aziendali. Essere tra i migliori paga, e non poco.
Il migliore al mondo
Prima abbiamo citato la frase “essere i migliori al mondo” definiamo però il termine “al mondo”. Scrivendo in questo modo è molto facile confondere il significato di mondo, utilizzato in questo contesto si intende infatti il tuo mondo, non il mondo in generale. Il supermercato dove vai a fare la spesa è il migliore del mondo, perché in un determinato momento, quando hai delle determinate esigenze, rappresenta la scelta migliore in assoluto per te (è importante ricordare che la qualità è soggettiva).
Per un pastore che vive in montagna, una Ferrari non sarebbe molto utile, mentre una Panda 4×4 farebbe ottenere maggiori benefici, e si potrebbe considerare in questo specifico contesto superiore rispetto ad una Ferrari. Viviamo in una società dove fortunatamente ognuno ha esigenze, gusti e preferenze differenti quindi il nostro obiettivo secondo Seth, dovrebbe essere quello di diventare il numero uno per un determinato gruppo di persone con determinate esigenze.
The Dip: La valle il vicolo cieco e la scogliera
I tre bizzarri nomi nel titolo del paragrafo sono un modo che Seth Godin usa per descrivere le diverse tipologie di attività che un individuo può intraprendere. Come dicevamo precedentemente, i fattori considerati sono: i risultati ed il lavoro che serve per ottenere questi ultimi. In base al rapporto tra impegno e progressi, ogni attività può essere classificata ed inserita in una determinata categoria o curva.
La valle (the dip) è quella da preferire perché, oltre a una parte intermedia dove servirà molto lavoro per progredire, impegnandoci otterremo risultati sempre migliori, in molti casi esponenzialmente. Il cul de sac o vicolo cieco invece non garantisce alcun miglioramento nonostante la quantità di impegno applicata. La scogliera d’altro canto è la più pericolosa dal momento che essa garantisce risultati nella fase iniziale, ma proseguendo con l’attività i ritorni e i miglioramenti diminuiscono drasticamente.
The dip o la valle
Secondo l’autore cercare e praticare attività che fanno parte di questa categoria deve essere il nostro obiettivo. Come si può vedere nell’immagine dove è riportata la curva, la fase iniziale ha un buon rapporto tra impegno, lavoro e risultati; l’entusiasmo iniziale ci permette di fare buoni progressi e migliorare in un intervallo relativamente breve. Subito dopo segue la fase intermedia che è l’ostacolo, la barriera, il metodo di scrematura e selezione di cui parlavamo prima. In questa fase come si può vedere serve molto lavoro e fatica per ottenere ciò che ci interessa, si può tradurre in anni di lavoro e gavetta prima di ottenere una promozione o mesi di studio per passare un esame di ammissione.
L’unica funzione di questa fase è prepararci per dopo e fermare chi non ha le caratteristiche per far parte dei migliori. Tutto ciò che vale la pena di essere perseguito e ha valore nella vita secondo Seth ha una forma simile alla valle; la valle (o the dip) è il vero motivo per cui l’amministratore delegato di un’azienda ha uno stipendio enormemente maggiore rispetto a un normale impiegato, la ragione è che ha passato anni a lavorare duramente, svariate ore più degli altri, imparando e superando lentamente la valle fino ad arrivare dall’altra parte.
L’autore ci raccomanda più volte di ponderare bene se saremo in grado di superare la valle dell’attività che stiamo praticando o abbiamo deciso di intraprendere. Se non sei sicuro di esserne capace, la cosa migliore che consiglia di fare è mollare. Ci racconta che le persone furbe mollano continuamente. Al contrario di quello che la società ci fa pensare, interrompere un’attività, se fatto nel momento giusto, è un’ottima azione. Prima di spendere anni nella fase della valle, faticando e probabilmente investendo svariate risorse, è il caso di domandarsi se ne valga la pena. Nel caso di una risposta incerta, la cosa migliore da fare è risparmiare tempo e fatica, per dedicare le nostre energie ad altro che è più adatto a noi e ci garantisce risultati migliori.
Il vicolo cieco e la scogliera
Il vicolo cieco e la scogliera sono le due categorie da cui dovresti fuggire e mollare il prima possibile. Seth scrive che perseguire un’attività identificabile in queste categorie porta solo dispendi non necessari di risorse, perdite di tempo e delusioni. Il vicolo cieco è caratterizzato da una curva costante, il rapporto tra impegno, lavoro e risultati rimane invariato: continuando a lavorare nulla migliora, ottieni e otterrai sempre lo stesso risultato, di per sé non è particolarmente dannoso come la scogliera, ma è un enorme spreco di tempo sapendo che potresti dedicarti ad altre attività che sono caratterizzate dalla valle e nel lungo termine garantiscono risultati infinitamente superiori.
Siamo ora arrivati al peggiore di tutti, la scogliera. Il problema della scogliera è che nella fase iniziale si mimetizza, nel primo periodo le cose sembrano andare bene e il rapporto tra risultati e lavoro è crescente, ma nella fase successiva come noterete si trova un enorme precipizio, una scogliera. Questo scenario è caratterizzato da ritorni terribilmente bassi nonostante il continuo impegno nella fase finale.
Un ottimo esempio della scogliera è l’abitudine di fumare; col passare del tempo il soggetto apprezza sempre di più ciò che fa finché ad un tratto non incappa in seri problemi di salute, che sono rappresentati dalla sezione decrescente della curva. Il consiglio dello scrittore è ovviamente quello di abbandonare il prima possibile qualunque attività rientri nelle categorie sopracitate per dedicarsi ad altri impegni che hanno potenzialità maggiori.
Nella pratica…
A livello teorico i concetti presentati in The Dip sono coerenti e interessanti, ma come puoi capire se quello che stai facendo è considerato come “Cul de sac” (vicolo cieco) oppure classificato come “The dip” (la valle) ? Non si può rispondere con sicurezza assoluta, ma facendo delle ipotesi su quello che il futuro ti riserva puoi tentare di identificare ciò che stai facendo e di conseguenza capire se abbandonare o meno. Cerca di prevedere quello che ti aspetta negli anni a venire basandoti sulla tua condizione attuale e utilizzando gli elementi che hai a disposizione per capire come spendi il tuo tempo.
Per fare un esempio prendiamo in considerazione un imprenditore che ha deciso di aprire un’azienda in un settore che risulta in crescita. L’imprenditore passerà sicuramente mesi se non anni nella fase di “Dip” dove molto lavoro porterà pochi progressi, ma una volta superato questo ostacolo le potenzialità di crescita sono teoricamente infinite. Al contrario un impiegato che ha come unico obiettivo lo stipendio, lavorerà per anni e anni senza notare alcuna differenza o miglioramento. Possiamo quindi classificare il primo caso nella categoria “The dip” mentre il secondo appartiene alla curva chiamata “Cul de sac”
The Dip: conclusione
Come riesci ad intuire il libro The Dip ha un messaggio molto forte e per certi versi estremo. Se dovessimo infatti seguire alla lettera i consigli di Seth ci troveremmo a lavorare 24 ore al giorno e abbandonare tutte le attività che non ci promettono successo. Il mio personale parere è che questo modo di pensare risulta avere effetti positivi se applicato solo al mondo del lavoro, per quanto riguarda le attività al di fuori dell’ambito professionale, sarebbe opportuno essere più elastici con i passatempi che facciamo per puro piacere e passione.
Molte persone praticano hobbies che apprezzano molto, magari non hanno nessuna ambizione ad essere i migliori nel mondo, molto probabilmente lo fanno per passione e per puro gusto, di conseguenza sarebbe un vero peccato abbandonare queste attività che ci colorano e arricchiscono la vita! Anzi credo che sperimentare cose nuove e buttarsi d’istinto in attività mai praticate prima possa regalarci nuovi punti di vista ed esperienze che potrebbero tornare utili in moltissimi ambiti, e perché no, magari anche quello lavorativo.
Penso che l’equilibrio sia la cosa migliore, il libro è molto interessante e contiene concetti veramente importanti che potrebbero potenzialmente cambiare la vita a qualcuno. Ritengo però che bilanciare quello che l’autore consiglia con le normali abitudini che portiamo avanti ci possa garantire ottimi risultati nel campo professionale, lasciandoci anche più tempo per noi stessi.
Mi chiamo Edoardo ho 21 anni e sono appassionato di tutto ciò che ruota intorno al mondo delle imprese. Attualmente frequento il corso universitario di economia e management che mi fornisce le basi per comprendere a fondo tutti gli aspetti di un’impresa e il mercato in cui opera. Sono una persona curiosa e nel tempo libero mi piace suonare la chitarra e fotografare.