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Scegliere il minimalismo, dalla ricerca dell’essenziale alla sostenibilità ambientale

Scegliere il minimalismo, dalla ricerca dell’essenziale alla sostenibilità ambientale

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Nel corso dell’ultimo decennio, grazie alla sharing economy le nostre abitudini sono molto cambiate — specie tra le nuove generazioni — sviluppando un differente approccio nel modo di condurre certe tipologie di esperienze. Pensiamo, ad esempio, ad Airbnb che ha dato a chiunque la possibilità di viaggiare a prezzi accessibili, affittando per brevi periodi immobili e stanze private, oppure al car sharing di Uber e bla bla car, che ha permesso di ottimizzare tempi di percorrenza e spese di viaggio.

Questo nuovo modo di interagire ha modificato i modelli d’uso ed esperienziali preesistenti, generando un circolo virtuoso tra chi eroga il servizio o fornisce il prodotto e chi ne beneficia. Si è così maturato nel tempo un senso di fiducia tra tutte le persone coinvolte, apprezzando sempre di più il valore della condivisione e rivalutando certe occasioni come opportunità utili anche a creare nuove conoscenze sul piano personale e/o professionale.

Lo stare in casa e la ricerca di nuovi equilibri

Nell’ultimo anno però, con l’arrivo della pandemia, tutto si è fermato. Niente più viaggi o vacanze, niente auto condivise per andare a lavoro o prendere i bambini a scuola, nessun occasionale coinquilino straniero con cui poter imparare una nuova lingua o ricetta. Per la maggior parte del tempo, infatti, si è vissuto tra le proprie mura domestiche, senza poter vedere liberamente colleghi, amici o i propri cari.

La casa tutto d’un tratto è diventata ufficio, scuola, ristorante, palestra… e così gli ambienti e la gestione degli spazi hanno assunto un ruolo molto importante, costringendo ognuno di noi a scontrarsi con i pro e i contro della propria abitazione, ma anche con i propri limiti personali, resistenze e fragilità, punti di forza e umane debolezze.

Ovviamente quella della primavera 2020 è stata una situazione sui generis e per questo motivo anche molto stressante. Nonostante le cose siano migliorate, alcune restrizioni sono tuttora in corso e si continua a spendere molto più tempo del solito in casa.

Non stupisce perciò sapere che di recente molte persone si siano avvicinate alla filosofia minimal, facendo ordine (ma soprattutto spazio) tra i luoghi fisici e della mente, con l’obiettivo di riuscire a trovare maggiore serenità. L’approccio minimalista come filosofia di vita, infatti, vuole accompagnare chi lo sperimenta (o lo adotta già) a ritrovare una forma di equilibrio interiore, focalizzando l’attenzione su ciò che genera significato e valore nella propria vita, liberandosi dalle distrazioni e dal superfluo: una vera e propria ricerca dell’essenziale.

Decluttering, l’arte del fare spazio

Per provare a scrollarsi di dosso carichi di pressione e preoccupazioni, in molti hanno approfittato del dover stare in casa per riorganizzare gli ambienti domestici, liberando finalmente soffitte, cantine, garage, armadi pieni di cose, oggetti, vestiti ecc. Fare il cosiddetto decluttering però non è per tutti così immediato: c’è chi si organizza in poche settimane e chi, invece, ha accumulato per anni e anni oggetti e ricordi che adesso non sa come gestire.

Da dove iniziare per fare spazio e ordine? Che tipo di benefici se ne traggono?

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Inutile dire che provare a fare tutto subito sarebbe di certo fallimentare, un po’ come volersi rimettere in forma iniziando con 2 ore di tapis roulant: esausti, si mollerebbe la sfida probabilmente già al primo giorno. Come per ogni cosa quindi, bisogna andare per gradi: iniziare, ad esempio, con un solo ambiente — magari quello che si utilizza più spesso — può essere un buon punto di partenza. Si può decidere di riorganizzare la scrivania e lo studio, un po’ per volta, oppure dedicarsi all’armadio dei vestiti per poi passare ai cassetti e alle mensole.

In generale, a meno che non si abbia un trasloco imminente da fare, meglio procedere sempre per gradi, con serenità e costanza.

Di metodi e “tecniche” su come fare decluttering ne esistono veramente tantissimi, basta cercare online o tra i libri sull’argomento per trovare ciò che fa al caso nostro. La necessità di voler puntare all’essenziale, infatti, non è cosa recente: “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo, ad esempio, giunto in Italia già nel 2014, è ad oggi un best-seller internazionale con oltre 10.000 copie vendute in tutto il mondo.

Nuove consapevolezze di acquisto, come orientarsi

Voler puntare all’essenziale permette di scegliere con maggiore consapevolezza, perciò di fronte a un eventuale acquisto, ad esempio, verrà spontaneo iniziare a chiedersi: “questa cosa aggiunge valore alla mia vita? Ne ho una reale necessità?

Una volta che si saranno svuotate stanze, mobili e armadi, sarà più difficile voler nuovamente tornare a riempirli con altri oggetti, piuttosto si comincerà a scegliere con moderazione cosa fare entrare nella propria casa e, in generale, nella propria vita. In questo contesto, un semplice suggerimento da tenere a mente può essere quello della regola “uno dentro, uno fuori”: per ogni oggetto che si sceglie di acquistare o portare con sé, un altro dovrà necessariamente andar via (essere regalato, venduto o donato); in questo modo verrà meno la tentazione di comprare a cuor leggero ogni cosa solo perché è in saldo.

Un altro consiglio utile è quello di adottare la Buyerarchy of Needs:la “piramide” di Sarah Lazarovic (che strizza l’occhio alla Gerarchia dei bisogni di Maslow), vuole essere uno strumento efficace alla gestione del denaro, ma si rivela un ottimo spunto di riflessione sul comportamento di acquisto.

gerarchia degli acquisti minimalismo e sostenibilità ambientale

Secondo questo schema (che si legge dal basso verso l’alto) comprare qualcosa di nuovo dovrebbe essere considerata l’ultima delle nostre opzioni. Prima di ciò, bisognerebbe:

  1. Utilizzare ciò che si ha già
  2. Usare le cose in prestito
  3. Scambiare
  4. Scegliere usato
  5. Autoproduzione
  6. (solo infine) comprare

Prima di acquistare un oggetto nuovo, bisognerebbe quindi dare un’occhiata tra le cose già in nostro possesso, ci si può sorprendere di quante cose si riescano a trovare semplicemente frugando tra i cassetti!

Avere un ambiente ben organizzato aiuterà a non perdere tempo e a trovare subito ciò che si sta cercando. Si possono inoltrechiedere in prestito molte cose ad amici e familiari, ma esistono numerose risorse anche online dove scambiare libri, accessori, strumenti musicali, attrezzatura per il giardinaggio, abiti e così via… senza dimenticare poi le biblioteche, le associazioni e le reti locali! Ottime occasioni per risparmiare qualche soldo, conoscere nuove persone (spesso coi nostri stessi interessi) e favorire l’economia circolare a Km0, riducendo così anche il nostro impatto sull’ambiente.

Esatto! Ciò che a volte forse si sottovaluta è l’incredibile risparmio (non solo economico) di risorse, e quindi di rifiuti, che si può ottenere avvicinandosi ad uno stile di vita minimal. Ogni oggetto, infatti, ha il suo valore ma anche il suo impatto ambientale: comprare meno, prediligere i prodotti locali, acquistare sfuso, scegliere usato, scambiare… significa meno imballaggi, meno spedizioni e quindi meno Co2. Avere meno oggetti in casa significa anche ridurre i tempi di pulizia (meno energia elettrica, meno acqua, ecc. ). Per supportare l’economia locale, inoltre, si possono preferire i prodotti artigianali e di piccole imprese locali, poiché spesso sono sinonimo di maggiore qualità e quindi durevolezza nel tempo.

Avvicinarsi a uno stile di vita minimal però non vuol dire privarsi di tutto, ma dare valore a ciò che per ognuno di noi ha un reale significato, senza scendere nel tranello pubblicitario e consumista del “più possiedi e più sarai felice”.

Scegliere usato fa bene all’ambiente

Spesso si associa (erroneamente) il minimalismo al design di lusso, questo perché la scarsità, di norma, determina l’aumento del prezzo. Tuttavia, non serve essere ricchi per diventare minimalisti anzi, sarà facile rendersi conto di come questo stile di vita contribuisca, gradualmente, all’ottenimento di un vantaggio economico. Circondarsi di cose funzionali e anche belle è sicuramente un valore aggiunto.

Tra le scelte economiche e anche sostenibili, il mercato dell’usato è di certo quello che sta registrando un maggiore interesse da parte del grande pubblico (complici anche i numerosi e-commerce emergenti e l’attuale ferita economica causata dalla pandemia).

Secondo un recente sondaggio condotto da ProntoPro.it , il 55% dei consumatori si è approcciato all’usato o al vintage proprio per motivi di tutela ambientale. Tuttavia, quando ci si avvicina ad un nuovo comportamento, i dubbi sono molti e i paradigmi consolidati fino a quel momento vengono messi in discussione. Stiamo infatti assistendo a una sorta di ritorno al passato, ma con l’innovazione in aggiunta a fare la differenza: alle nostre nonne potrà sembrare buffo che si sia tornati a vendere, ad esempio, il sapone a pezzo o gli assorbenti lavabili, eppure piccole scelte old style come queste possono realmente contribuire a ridurre il nostro impatto sul pianeta.

Scegliere di comprare usato inoltre, non è più visto come relegato esclusivamente ai ceti sociali più fragili, anzi, sta quasi diventando di moda: un esempio a dimostrazione è Depop, una delle più conosciute tra le app di abbigliamento per il second hand, che ad oggi conta + 17 milioni di utenti.

Per evitare però di cascare nella solita trappola degli acquisti compulsivi, la filosofia del minimalismo si rivela ancora una volta una risorsa preziosa: prezzi bassi, pezzi unici vintage, capi di tendenza super scontati possono fare gola, perciò maturare una piena consapevolezza d’acquisto aiuta a non ritrovarsi la casa nuovamente piena di oggetti che — seppur a volte bellissimi — possono stancare dopo poco tempo e dei quali non si sa poi che cosa fare.

Se dovesse succedere però, niente paura!

Prima di buttare via qualcosa valutiamo se riciclare, donare o vendere quell’oggetto, pensando che potrebbe essere utile a qualcun altro, evitando oltretutto di produrre così altri rifiuti.

Durante la pandemia, ad esempio, centinaia di computer e tablet sono stati “salvati” dal destino delle isole ecologiche, in quanto diversi esperti di informatica hanno messo a disposizione le loro competenze per ripristinare vecchi dispositivi elettronici. Questa grande solidarietà ha fatto sì che molte persone potessero continuare a lavorare da remoto o che i loro figli potessero studiare in DAD: bisogna infatti ricordare che, oltre a un fattore ecologico, l’economia circolare costituisce un importante tassello di inclusione sociale.

Come si è probabilmente compreso, avvicinarsi al minimalismo può generare numerosi vantaggi a livello sia personale che collettivo; non esistono comunque scelte giuste o sbagliate e per ognuno di noi il percorso può essere molto differente, nelle modalità e nei tempi. Sta a ciascuno di noi impegnarsi nel comprendere quali siano i valori che si vogliono perseguire, quali gli obiettivi da voler raggiungere e che tipo di ricerca interiore portare avanti per assumere un nuovo atteggiamento mentale.

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